LA SUPERCAZZOLA DELLA CULTURA DEL PULITO

Condividi

di Alessandro e Marco Florio

Due anni, migliaia di chilometri in giro per l’Italia e un’infinità di siti web e pagine social visitate. Questi sono alcuni dei numeri di una ricerca sulla cultura del pulito che abbiamo realizzato tramite l’Osservatorio Pulizie, il centro studi e ricerche della Community Italiana delle Pulizie di cui siamo Amministratori.

Un argomento importantissimo, non solo per le finalità che la cultura del pulito ha per tutte le nostre aziende, ma anche e soprattutto per il fiume di denaro che ogni anno tutto il settore investe.

Dopotutto se vogliamo rivalutare l’immagine delle pulizie, aumentarne il valore non solo percepito ma anche economico e che questo porti beneficio a tutta la filiera produttiva, non possiamo restare spettatori ma dobbiamo diventare parte attiva impegnandoci a diffondere i principi della cultura del pulito.

Di certo che ci si dia un gran daffare è la prima cosa che salta agli occhi. Più o meno tutti gli operatori, alle immancabili dichiarazioni d’intenti fanno poi seguito con le attività più disparate.

C’è ad esempio chi in azienda ha affisso gigantografie con immagini di addetti alle pulizie all’opera con slogan che si rifanno ai dettami della cultura del pulito e c’è chi fa una cosa analoga sul sito web o come più spesso accade sui profili social dell’azienda.

C’è davvero un gran fermento, c’è così tanta varietà che se non si sta un po’ attenti si rischia anche qualche scivolone, e questa purtroppo è la seconda cosa che si nota. Sì perché quelli delle gigantografie con gli slogan sulla professionalità delle pulizie, non si erano accorti che nell’immagine che plasticamente ritraeva chi mimava la gestualità del passare un panno per le pulizie, nell’ordine non indossava i guanti e usava una spugna modello nonna Papera che evidentemente non poteva rispettare alcun criterio del codice colore.

Naturalmente vi risparmiamo l’impietosa disamina delle altre gigantografie perché è più importante che sappiate che quell’altro che sui social pubblicava foto e video in cui cercava di spiegare dall’alto della sua trentennale esperienza cos’è la cultura del pulito riusciva a fare anche di peggio.

Insomma l’esempio dell’acido muriatico usato di proposito sul marmo è di sicuro effetto, frigge e ribolle mettendo in chiara evidenza cosa può accadere se non si sceglie con cura il prodotto giusto, invece di pulire si fa un bel danno.

Dopotutto decenni di chiacchiere su cosa sia la cultura del pulito e come questa sia importante devono aver prodotto questi risultati. Sì perché quel tale con il suo goffo tentativo di cercare di spiegare quanto sia importante fare le cose per bene, nell’ordine dimenticava di indossare guanti e occhiali di protezione mentre stava usando un acido e non ancora contento si faceva ritrarre in foto e video con un flacone di acido aperto proprio sotto il suo naso. Insomma quale migliore occasione di quella in cui si parla di cultura del pulito per dare una bella sniffatina ad un prodotto chimico?

E questi non sono che solo due esempi delle centinaia che il settore produce senza sosta ogni giorno da anni. Gli stessi casi presi in esame della nostra ricerca, ricerca che impietosa mette in luce come quella della cultura del pulito sia a tutti gli effetti una supercazzola con cui riempire seminari e convegni a cui gli stessi di cui vi abbiamo raccontato qui hanno partecipato.

Insomma come mai dopo aver partecipato all’ennesimo convegno che promuove la cultura del pulito questi sono i risultati? Perché la terza cosa che mette in luce la nostra ricerca è che questo non solo è il modus operandi della stragrande maggioranza degli operatori di un intero settore che abbiamo analizzato, ma anche l’unico esempio che continuiamo a dare di questo mestiere.

Si perché gli ultimi quelli che ai convegni non vi partecipano, quelli che le pulizie le fanno davvero e non le raccontano per sentito dire, cosa mai vedranno da chi deve per ruolo trasmettere loro la cultura del pulito?

Scriveteci e fateci sapere.

Fonte: foto dal film Amici miei.


Condividi