RIPULIRE LA SPORCIZIA DEL COVID

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Intervista pubblicata il 05 Febbraio 2022 sul giornale Odysseo.it

Ci avete mai pensato: quante imprese di pulizia hanno patito durante il Covid? Sì, perché il loro è un mestiere da sempre bistrattato, un servizio essenziale che non ha potuto usufruire né di sostegni né di smartworking. Grazie all’apertura di una pagina Facebook con più di 10mila iscritti e alla pubblicazione di un libro per un’indagine di settore, i fratelli Alessandro e Marco Florio ci illustrano, sotto una nuova prospettiva, il concetto di “igiene” e “pulito”.

Ciao, Alessandro e Marco come nasce la vostra community “Pulizie”?

A: Nasce durante la pandemia, un periodo non facile anche per chi di mestiere pulisce. Siamo stati tra i primi a trovarci in prima linea a dover affrontare un virus sconosciuto, quando non c’erano vaccini eravamo noi delle pulizie a occuparci delle sanificazioni, per molti mesi l’unica “arma” di contrasto al virus. Ma se da un lato il nostro settore aveva un importante aumento di lavoro, dall’altro lo stop forzato di molte attività che nel solo 2020 ha contribuito a un calo del 15% del fatturato complessivo del settore. Un fenomeno che, in un articolo dello scorso 31 Agosto, il sole 24 ore ha definito “Il lato oscuro dello smartworking”. Insomma senza turismo sono rimasti chiusi la maggior parte di alberghi, ristoranti, bar e molte altre attività che vanno dallo sport agli spettacoli. A cui si sono aggiunti migliaia di uffici e mezzi pubblici che per il fenomeno dello smartworking rimangono vuoti, inutilizzati e quindi non necessitano neppure di essere puliti e sanificati. Problemi e difficoltà che non sono ancora del tutto superati e che purtroppo si sono sommati ad altri con cui il settore si trova da anni a fare i conti. Ed è qui su Internet, e più in particolare su Facebook che è avvenuto un piccolo miracolo. Perché, quasi per caso, abbiamo iniziato a conoscere altre imprese e altri professionisti, nostri colleghi, anche loro costretti ad affrontare analoghi problemi. Da qui è nato un dialogo e un confronto, sembravamo quasi uno di quei centri di ascolto per persone in difficoltà. Un dialogo e un confronto che è cresciuto giorno dopo giorno, anzi è letteralmente esploso. Sì, perché dai quattro che inizialmente eravamo, a Dicembre 2021 siamo diventati più di 10.000. E il tamtam sulla rete non si arresta e così il numero di colleghi che si iscrivono a Pulizie. Questo il nome della nostra nuova Avventura, Un gruppo su Facebook che in poche settimane è diventata la Community Italiana delle Pulizie, ma anche un vero e proprio Osservatorio sul settore (questo il link: https://www.facebook.com/groups/1439233049754286).

Più di 10mila iscritti, ma qual è la maggiore preoccupazione che il vostro settore deve fronteggiare?

M: Durante la pandemia il principale problema che gli iscritti ci hanno segnalato è senza ombra di dubbio stato il Far West delle sanificazioni. Un fenomeno, quello dell’abusivismo, non nuovo per il settore ma che durante la pandemia ha probabilmente toccato il suo apice. Non esageriamo se diciamo che ne abbiamo viste di tutti i colori. Tuttavia, non è questa la maggiore delle preoccupazioni, il vero problema è che questo mestiere nell’immaginario collettivo non gode di alcuna considerazione. Viene davvero visto come l’ultimo dei lavori, e come qualcosa per cui i soldi spesi siano sempre troppi. Un contesto articolato e complesso di cui ci siamo occupati in un libro che abbiamo recentemente pubblicato. Si intitola “La trappola del pilota automatico: Scopri perché devi leggere subito un libro sulle pulizie” edito da Edizioni Ultra e disponibile a questo link: https://www.amazon.it/trappola-del-pilota-automatico-leggere/dp/8867769847/ Un libro che, alla luce dell’emergenza sanitaria ancora in corso, elenca i motivi per cui sia urgente ripensare il concetto di igiene e pulito. Una sorta di racconto di viaggio, che ci porta a capire quanto siamo stati ingenui a credere di poterci disinteressare del pulito senza subirne le conseguenze. E un modo, assieme alle altre iniziative che portiamo avanti come Community Italiana delle Pulizie, per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza del nostro lavoro.

La pandemia ha messo in evidenza il “fai da te” nel mondo delle pulizie?

A: No il “fai da te” inteso come chi fa le pulizie in autonomia è sempre esistito. Un altro tema che abbiamo analizzato nel nostro libro e che spesso è vissuto molto male da chi di mestiere fa le pulizie ed erroneamente lo associa all’abusivismo, che però è un fenomeno ben diverso da chi svolge in autonomia le proprie pulizie. Non vogliamo svelarvi nulla, ma come diciamo nel libro possiamo assicurare che il “fai da te” è davvero una risorsa per rivalutare l’immagine del settore.

Come fa una realtà virtuale, come quella social, ad incastrarsi in un’attività tanto pragmatica?

M: Il virtuale ha prima di tutto permesso a tante persone di incontrarsi. Senza una Community online non si sarebbero mai conosciuti colleghi che vivono e lavorano in aree geografiche molto diverse tra loro. È solo così che molti sono diventati amici non solo sui social ma hanno addirittura iniziato a lavorare assieme. Ma la cosa più sorprendente è senza ombra di dubbio stata quella che potremmo chiamare l’alfabetizzazione alle pulizie che ne è nata. Si perché, venutisi a trovare nella stessa “arena” virtuale colleghi con storie ed esperienze molto diverse, questo ha prodotto che chi aveva meno esperienza imparasse da chi ne possedeva di più, e ancora che, chi non voleva abbandonare tecniche di lavoro superate ormai da decenni, compisse il balzo tecnologico per tenere il passo dei migliori.

Progetti futuri?

A: Abbiamo appena lanciato il sito ufficiale che trovate a questo link www.pulizie.social, dove è attiva una sezione dedicata alla formazione per i colleghi del settore, ma che è anche una vetrina per raccontare al mondo il nostro lavoro così da contribuire a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza del pulito e dell’igiene. Stiamo poi lavorando anche ad altri progetti che spaziano dalla digitalizzazione delle imprese di pulizie (molte delle quali lavorano ancora solo con il passa parola e non hanno siti e profili social) alla sostenibilità ambientale nel solco tracciato dal green new deal europeo.


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