AAA CREATORI DI CONTENUTI CERCANSI. LO SFRUTTAMENTO NEL MONDO DELLE PULIZIE

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di Alessandro e Marco Florio

È di qualche tempo fa l’annuncio, diventato prima virale su internet e ripreso poi da tutti i giornali nazionali, con cui il comune di Milano era alla ricerca di un creatore di contenuti per i profili social istituzionali.

Uno degli annunci di lavoro più chiacchierati e discussi che si ricordino, visto che a fonte di uno stipendio netto di 1000 €, al candidato, rigorosamente laureato e con esperienza, veniva offerto un contratto part-time di 6 mesi con reperibilità 7 giorni su 7, Natale e Capodanno compresi. Insomma circa 9 € lordi all’ora, per retribuire un esperto di contenuti per internet, naturalmente in possesso di titolo di studio universitario e con comprovata esperienza di ameno due anni.

Vi lasciamo immaginare quale possa essere stato il vespaio di polemiche che ne è scaturito. Per giorni non si è parlato d’altro. Da chi faceva notare che la retribuzione era troppo bassa rispetto al costo per vivere in una città come Milano, a chi si spingeva oltre denunciando addirittura lo sfruttamento, non sono di certo mancati i toni accesi e sopra le righe.

Un caso non certamente isolato, perché non sono certo un inedito gli annunci che, a fronte di stipendi irrisori, nessuna prospettiva di assunzione, carriera e neppure lauti premi al raggiungimento degli obiettivi, cercano qualcuno disposto a lavorare per poco o nulla.

Qualcosa del genere è accaduto anche a noi, dopotutto quando sui social crei un progetto come quello della Community Italiana delle Pulizie, e inizi a farti notare al punto che tutto un settore parla di te, è praticamente impossibile non iniziare a ricevere proposte di ogni tipo. È così che le aziende e i professionisti del settore delle pulizie hanno iniziato ad approcciarci con ogni sorta di proposta di collaborazione.

Tra i tanti progetti e idee sconclusionate sono però arrivare anche proposte da grandi aziende, alcune multinazionali con fatturati milionari, e quindi con budget di investimento di tutto rispetto. Potete quindi immaginare quale attenzione abbiamo dedicato a queste proposte, oltre al tempo con cui abbiamo preparato per loro i contenuti dei progetti che ci chiedevano di sviluppare per loro.

Un lavoro estenuante conclusosi poi in un nulla di fatto, non perché ci avessero scartato, ma per una cena. Che ci crediate o meno l’azienda più grossa, circa 100 milioni di euro di fatturato, per tramite del loro responsabile ci faceva sapere che l’amministratore delegato ci offriva una cena come ricompensa del lavoro che dovevamo fare per loro.

Ma se pensate che questo sia assurdo, è perché non vi hanno mai detto che per sdebitarsi, vi avrebbero pagato con l’equivalente di una mancetta, come se fossimo due adolescenti che devono fare la ricarica del telefonino. Senza contare quanti, pensando che un’attività online sia una specie di gioco perditempo, si scandalizzavano perché facevamo presente che la collaborazione non era a titolo gratuito, e che oltre al nostro tempo, avrebbero dovuto riconoscerci economicamente anche le nostre idee.

Ecco per questi ultimi, la categoria di gran lunga numericamente maggiore, chi doveva ringraziarli per l’opportunità di farci sfruttare eravamo noi.

Un fenomeno che a oggi non siamo ancora riusciti ad inquadrare, a cui nonostante le indagini condotte tramite l’Osservatorio Pulizie, il centro studi e ricerche della Community Italiana delle Pulizie, una risposta ancora non c’è.

Insomma, perché da un lato le competenze necessarie per riempire il vuoto comunicativo di social e web, indispensabili alle aziende per fare marketing e così sostenere le vendite sono sempre più richieste, ma poi non si è disposti nemmeno a investire una somma equivalente a pagare lo stipendio di una persona per un anno?

Fonte: foto dal web


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