LA TEORIA OLISTICA DEL PULITO. ECCO PERCHÉ PULIZIE DOMESTICHE E PROFESSIONALI NON POSSONO ESSERE IN CONTRAPPOSIZIONE.

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di Alessandro e Marco Florio

Quando (oltre 10 anni fa) abbiamo iniziato la nostra avventura in questo settore, la prima cosa che c’è stata insegnata, è stata di odiare le pulizie domestiche. Non sappiamo bene il perché ma osservando i nostri colleghi anche noi avremmo dovuto iniziare a disprezzare le pulizie domestiche.

Insomma lo facevano quasi tutti i professionisti, dare addosso a quelle che venivano definite povere casalinghe disperate, era una specie di sport nazionale. Ecco che chi di mestiere faceva le pulizie non poteva che parlare male di quella che poteva esser la mamma, la zia, la sorella, la moglie, la figlia che con tanta dedizione si prendono semplicemente cura di casa loro.

Non c’è ben chiaro chi abbia iniziato a fare questo, né quali fossero i motivi dietro a questo insolito comportamento apparentemente di massa, sta di fatto che il professionista delle pulizie si sentiva quasi in dovere di deridere e schernire chi in autonomia e per necessita pulisce casa propria.

Di sicuro la frase più assurda che imparammo a sentire era: “ci rubano il lavoro!”. Come questo sia possibile non lo siamo mai riusciti a capire, anche perché come farebbe mia mamma che fa le pulizie in casa sua a rubare il lavoro a te che hai un’impresa di pulizie?

È però da questa esperienza che abbiamo iniziato a interessarci del fenomeno. Quello che ne è emerso è che le pulizie domestiche e quelle professionali non sono né possono essere messe in contrapposizione. Anzi chi lo fa, o non ha capito proprio nulla di questo mestiere o è addirittura in cattiva fede.

Ma andiamo con ordine. Per prima cosa bisogna fare un passo indietro e capire i motivi per cui si fanno le pulizie. Non stiamo qui a dilungarci nelle spiegazioni visto che sull’argomento abbiamo scritto un libro a cui ti rimandiamo per gli approfondimenti (LINK LIBRO: https://www.amazon.it/trappola-del-pilota-automatico-leggere/dp/8867769847).

In estrema sintesi le pulizie si fanno per tre principali ragioni: motivi igienici (molti batteri e virus sono responsabili di alcune malattie e infezioni), per motivi funzionali (un pavimento sporco di olio è pericoloso perché scivoloso) e per motivi estetici (un vetro sporco è brutto da vedere). E questi tre motivi sono gli stessi perché lo sporco non guarda al fatto che tu sia pagato per toglierlo o lo faccia per necessità domestica.

Ecco l’unica vera differenza appare essere quella della retribuzione che per chi pulisce casa propria non è prevista.

Inoltre molti sistemi inizialmente sviluppati per le pulizie professionali sono oggi disponibili anche per quelle domestiche, anzi in alcuni casi sono addirittura più diffusi come ad esempio i robot che a livello di faccende domestiche ci affiancano per aspirare e lavare i pavimenti.

Continuando poi nell’analisi si scopre che molte aziende di questo settore, e non solo le più grandi industrie multinazionali, ormai da decenni producono e commercializzano tutto quello che serve pulire da casa propria ai grandi appalti pubblici. Anzi se sono così grandi è perché il mercato domestico vale fino a dieci volte quello professionale.

Nonostante sia evidente che le pulizie domestiche e professionali sono facce della stessa medaglia, quando abbiamo parlato apertamente della teoria olistica del pulito, e cioè che non solo una tipologia non è superiore all’altra ma che è semplicemente sciocco pensare di tenerle separate, ne siamo stati profondamente criticati.

Inutile è stato cercare di spiegare le stesse ragioni che abbiamo illustrato anche qui, per questi colleghi la superiorità delle pulizie professionali a quelle domestiche è fuori discussione.

Poco importa a questi sedicenti esperti del pulito essere finiti fuori da ogni logica, l’importante è che se ne siano convinti loro.

Anche perché qualsiasi cosa volessimo valutare, o nel caso delle pulizie rivalutare, come sarebbe possibile farlo senza un termine di paragone? Ecco anche fosse vera questa superiorità e riuscissero pure a dimostrarla confutando le tesi qui descritte a chi porterebbe vantaggio la cosa?

Perché, e spiace dirlo, l’opinione pubblica di queste cose non se ne cura. Insomma queste divisioni non ci aiutano a spiegare l’importanza del lavoro, anzi semmai fanno il contrario. Dopotutto se deridi e schernisci qualcuno perché secondo te non capisce l’importanza del tuo lavoro, cosa ci si può aspettare? Che capisca e ti riconosca un prezzo più alto per il tuo mestiere?

Fonte foto: il web


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